11 gennaio 2016

Informazione e spettacolarizzazione

Non vi è agire da considerarsi più riprovevole di quello speculativo; almeno per un giornalista, uno vero. Ci si riferisce naturalmente alla ben nota operazione commerciale intesa, da dizionario, a «ottenere un utile sfruttando senza scrupoli le situazioni favorevoli». Situazioni "favorevoli" sono in tal caso rappresentate da episodi di cronaca nera, come pure da gossip e da tutti quei fattucoli a cui il pubblico si dimostra particolarmente interessato. Mai però tale interesse diventa morboso come quello di certi cronisti o aspiranti tali.
Come già accennato, infatti, si tratta di uno sciacallaggio attuato perlopiù da trasmissioni "vecchie", per autori così come per target di riferimento, del primo pomeriggio.
Scontato sarebbe sottolineare che non è possibile parlare delle inchieste de La vita in diretta o di Pomeriggio 5 come di servizi veritieri, su cui fare affidamento, almeno finché qualcuno non osasse affermare che tale informazione sia intercambiabile a quella di un buon (tele)giornale.
Le vecchie glorie del giornalismo, talvolta perfino dello spettacolo e del cinema, spacciate per cronisti veri e autorevoli, rappresentano spesso la prima scelta per la conduzione di programmi di questa fattura.
Da notare è poi come la televisione rappresenti il primo contenitore di esempi di sciacallaggio mediatico, con tutti quegli show di prima serata gradevoli al limite di una ricerca ossessiva dello scoop del "Chi è l'assassino?".
Vergognosa è la monotonia ridondante di trasmissioni festose per loro stessa definizione come Domenica In, che autori poco autorevoli abbandonano alla mercé degli pseudo-criminologi del caso. La cronaca nera, il jolly tra le carte di un mazzo in cui figurano gossip e populismi misti, rappresenta spunto sempre vincente.
Il verdetto è quello che segue.
Chi scrive, in quanto (aspirante) giornalista, non può non esitare un istante prima di sancire che i vari Sottile, D'Urso e Sciarelli non meritino che il massimo della pena.
Difatti, qualsiasi narratore necessita di una storia da raccontare. Certo è che "narratore" non vuol dire necessariamente "romanziere", e infarcire una novella non propria spacciandola per opera autentica è grave violazione.
Peggio è però che si continui a declamare a un pubblico passivo la stessa fiaba romantica tanto commerciale quanto commerciabile di Al Bano e Romina.
Notevoli pure le capacità attoriali e trasformistiche dei suddetti rei, tali da essere in grado di mascherarsi da un servizio all'altro, in una messa in onda sconclusionata e operaia.
Il caso è chiuso.

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